Quando si parla di scheletri nell’armadio anche noi videogiocatori ne abbiamo parecchi nascosti in qualche scatola di cartone dimenticata in cantina o seppellita nella soffitta di casa. I boomer nostalgici – come chi scrive – sono tra i più assidui collezionisti di “pacchi”, titoloni sul trash andante che hanno segnato in modo indelebile la storia dei videogiochi e che hanno condannato gli stessi acquirenti/giocatori alla dannazione eterna e alla gogna tra amici. Chi di noi non ha mai acquistato un gioco perché sedotto dalle linee sinuose della donzella di turno sbattuta in cover (prima di Lara Croft c’erano Samantha Fox e il suo strip poker e Maria Whittaker in Barbarian) o perché intimorito dal sorriso magnetico e dai muscoli rocciosi dell’aspirante Stallone, Schwarzenegger o Van Damme protagonista del milionesimo tie-in firmato dalle “prezzemoline” Ocean o U.S. Gold?
Chi non è mai stato stregato dallo sguardo concentrato di un campionissimo di una qualsiasi disciplina sportiva (il decatleta Daley Thompson è stato uno dei primi testimonial nel settore). Alzi la mano chi non ha mai sognato a occhi aperti guardando la pagina pubblicitaria di una qualsiasi rivista degli anni Ottanta e Novanta con protagoniste la seducente Lula, la dark lady Elvira o le girl del simpatico Larry Laffer? Chi non ha mai comprato un gioco dopo aver provato una demo ben confezionata o attirato da qualche video montato ad arte? Quattro decenni dopo le cose non sembrano essere cambiate più di tanto: ci si malediceva per un acquisto sbagliato negli anni Ottanta/Novanta, e continuiamo a farlo anche nel 2023…
1982, un’annata davvero trash per Atari
Molti giochi si sono rivelati dei flop clamorosi per i più svariati motivi: tempistiche ristrette, game design orribili o troppo criptici, conversioni maldestre o discutibili strategie marketing. Atari con la leggendaria conversione del film “E.T. L’extraterrestre” di Steven Spielberg si è guadagnata il primissimo posto nella speciale classifiche dei pacchi degli anni Ottanta e probabilmente anche in quella all-time (il podio è sicuro). Le ottime vendite (1,5 milioni di copie nel periodo natalizio del 1982) non si rivelarono all’altezza delle folli previsioni di Atari che aveva sborsato più di 20 milioni di dollari per accaparrarsi i diritti di pubblicazione.
Il gioco programmato dal talentuoso Howard Scott Warshaw per Atari 2600 fu un totale disastro e a nulla servirono i suggerimenti dello stesso Spielberg. Morale della favola: Warshaw riuscì nell’impresa di completare E.T. in sole 5 settimane ma a un prezzo carissimo: il titolo era strapieno di bug e rovinato da un game design pessimo (le buche in cui cadeva regolarmente il povero alieno si vedevano a fatica sugli schermi TV dell’epoca).
E.T. diede una bella mazzata alle dissestate finanze di Atari che fu costretta a rimborsare la maggior parte degli acquirenti e a seppellire nella “famosa” discarica del Nuovo Messico (diventata celebre nell’operazione recupero voluta Microsoft nel 2014 e a cui ha assistito lo stesso Warshaw) la maggior parte delle cartucce del gioco e di altri titoli pubblicati in quell’anno (Star Raiders, Pac-Man, Space Invaders, Defender e Warlords). L'”Atari shock” portò al “Great American Video Game Market Crash”, alla bancarotta di molte aziende statunitense produttrici di console (la Mattel, con la sua Intellivision, ve la ricordate?) e software nel 1983: nacque così la leggenda di “E.T. il peggior videogioco di tutti i tempi”.
C’è qualcuno che ha fatto peggio di E.T.
Su di E.T. si è detto molto. Un discorso a parte lo merita invece Custer’s Revenge, un videogioco erotico sviluppato nel 1982 dal team Mystique (di proprietà della Caballero Control Corporation, una delle principali case di produzioni di film porno degli anni Ottanta negli Stati Uniti) per Atari 2600 che si dimostrò folle, allucinante e controverso. Custer’s Revenge riuscì a collezionare un numero imprecisato di accuse, proteste e cause in tribunale (la stessa Atari citò in giudizio il team di sviluppo) facendo innervosire diverse associazioni per i contenuti offensivi proposti.
Il giocatore si trovava a vestire i panni del generale George Armstrong Custer che, con indosso solo un cappello, stivali e fazzoletto da cowboy, doveva affrontare una pioggia di frecce/lance per poter raggiungere il suo bersaglio, una giovane nativa americana legata a qualcosa che assomigliava a un cactus. Colpito da una massiccia erezione (chiaramente pixellata), il generale per guadagnare punti doveva penetrare (sì, avete letto bene) continuamente la povera pellerossa. Un gioco incentrato sullo stupro e venduto nei negozi (c’era solo il disclaimer “Vietata la vendita ai minori”) che portò al fallimento della stessa Mystique, costretta a ritirare Custer’s Revenge. Sfruttando il caos mediatico, l’opera era però riuscita a vendere in poche settimane all’incirca 80.000 copie. Da notare che il gioco venne riproposto in un fantasioso sequel intitolato General Re-treat da un’altra software house che acquistò i diritti del primo episodio: questa volta era la donna pellerossa a dover conquistare/sedurre il generale.
Pac-Man, una conversione disastrosa per Atari 2600
Sempre restando in casa Atari, sul podio dei peggiori giochi della storia ritroviamo anche la conversione di Pac-Man di Namco per Atari 2600. Il titolo doveva essere disponibile inizialmente per il Natale del 1981 ma Tod Frye, il programmatore, non riuscì a rispettare le tempistiche imposte dal management e venne pubblicato nel marzo del 1982. Dallo sfarfallio del protagonista fino ai movimenti dei fantasmi che si spostavano a random sullo schermo, la console di Bushnell non riuscì ad avvicinarsi alla giocabilità e alla grafica dell’arcade originale di Namco.

Per le limitazioni imposte dall’hardware Frye dovette semplificare la struttura dei labirinti, scendere a compromessi con la grafica e persino con gli effetti sonori. Nonostante le vendite stratosferiche (7 milioni di copie a fronte di 12 milioni di cartucce prodotte), i circa 200 milioni di dollari guadagnati non bastarono a coprire i costi di produzione né la sontuosa campagna pubblicitaria che accompagnò il lancio. Non solo: come nel caso di E.T. molti acquirenti delusi chiesero un rimborso mettendo in difficoltà le già provate finanze di Atari e contribuendo in modo deciso al famoso crollo del mercato dei videogiochi avvenuto nel 1983. E in quell’anno Atari pubblicò Ms. Pac-Man: il porting questa volta era davvero ben fatto.
Atari adora le cartucce ben riuscite…
Fuori dal podio troviamo un’altra perla della gettonata coppia Atari-Warshaw: stiamo parlando di A-Team, il gioco dedicato a una delle serie tv più famose e amate degli anni Ottanta. Nei panni della testa del sergente Bosco “P.E.” Baracus (lo sprite presentava la caratteristica acconciatura e una catenina d’oro appesa al collo) il giocatore si trovava ad affrontare una serie di livelli (3 per la precisione) semplicemente assurdi: si sparavano delle palline/proiettili/fulmini ad alieni e ad altri personaggi.
La grafica era mediocre, così come gli effetti sonori (l’iconica sigla firmata da Mike Post era stata ridotta a un paio “bep, bep”) e non c’era alcuna traccia di Hannibal, Sberla e Murdock: il momento più elettrizzante era l’arrivo di un razzo sullo schermo con la scritta “ATEAM”. A difesa del solito Warshaw va ricordato che il gioco fu inizialmente sviluppato come Saboteur e riadattato frettolosamente (doveva essere pubblicato nel 1984) per sfruttare il successo planetario ottenuto dalla serie firmata da Frank Lupo e Stephen J. Cannell. All’ultimo istante Atari decise di non pubblicarlo (è possibile trovare la rom in qualche sito dedicato al retrogaming). Su Commodore 64, invece, fu possibile giocare con l’A-Team: Courbois Software propose una simulazione di guerra realistica (uno shoot-em up) mettendo il giocatore nei panni del colonnello Lynch (uno dei tre ufficiali militari che si alternarono nella serie) che provava a catturare i quattro fuggitivi sparando all’impazzata.
Le serie TV degli anni ’80
Restando in tema serie TV, nel 1983 venne pubblicato da Xonox un gioco dedicato al grande Chuck Norris: dopo averlo provato è probabile che lo stesso attore abbia messo k.o. il team di sviluppo a suon di calci rotanti. La conversione per C64 era semplicemente orribile e il gameplay assai limitato: alla fine si trattava di realizzare il maggior numero di punti picchiando tutto quello che appariva sullo schermo e aspettando che finisse il tempo. Sempre in ambito televisivo, Knight Rider (Supercar da noi) realizzato dalla solita Ocean Software nel 1986 per l’home computer di Commodore lasciava molto a desiderare, soprattutto a livello di game design.
La sezione di guida era deludente (mancava il turbo boost) e soprattutto noiosa, mentre quella esplorativa era anche peggio: splendida invece la cover del gioco con un “Hoff” in perfetta forma grazie ai suoi impareggiabili capelli ricci e vaporosi. Numerosi blockbuster hollywoodiani degli anni Ottanta sono stati converti per gli home computer e le console dell’epoca: la maggior parte dei port si sono rivelati disastrosi.
Tra i peggiori di sempre ricordiamo 007 – Bersaglio mobile, Top Gun, Highlander, Friday the 13th: The Computer Game, Dick Tracy, Ritorno al Futuro, Grosso guaio a Chinatown, L’implacabile e Howard e il destino del mondo. Per quanto riguarda le conversioni da coin-op, non sono mancate delle vere “perle”: tra le peggiori di sempre citiamo Hard Drivin’, Cisco Heat, Bionic Commando, After Burner, WEC Le Mans, Street Fighter, Double Dragon, Chase HQ e Ikari Warriors. Per quanto riguarda, le console non possiamo non ricordare i port mal riusciti di Dragon’s Lair,
The Uncanny X-Men, Total Recall, Ghostbusters, Platoon, Jaws, American Gladiators, The Karate Kid, Ritorno al futuro II e III, Hudson Hawk o di titoli come Urban Champion, Dr. Jekyll And Mr. Hyde, Super Pitfall, Where’s Waldo, Deadly Towers, Adventures of Gilligan’s Island, F-16 Fighting Falcon o Alf. Per gli amanti dello sport segnaliamo una serie di simulazioni calcistiche di infimo livello con protagonisti alcuni dei più famosi calciatori inglesi di quegli anni: Kenny Dalglish Soccer, Peter Beardsley’s International Football, Gazza’s Super Soccer, Gary Lineker’s Hot Shot, Peter Shilton’s Handball Maradona, Graeme Souness International Soccer.
Negli anni ’90 il trash abbonda
Gli orrori digitali non sono mancati neanche negli anni Novanta e tra i bocciati senza appello ritroviamo anche prestigiosi nomi del settore. È il caso della giapponese Capcom che con Street Fighter II aveva fatto botto – così come vi abbiamo anche raccontato nel nostro speciale sulla storia dei picchiaduro – nelle sale giochi di tutto il mondo e sulle console casalinghe (Super Nintendo e Sega Mega Drive). Il secondo picchiaduro superò il predecessore sia in giocabilità, sia in popolarità trasformando Street Fighter in un fenomeno planetario. Il gioco di Capcom fu praticamente convertito su ogni tipo di computer e macchina del periodo. All’inizio degli anni Novanta Commodore dettava legge con la serie Amiga e l’attesa conversione di Street Fighter II arrivò nel 1992.

Nonostante un hardware che cominciava a sentire il peso degli anni, il computer a 16 bit più venduto della storia avrebbe avuto le potenzialità per gestire senza grossi problemi il port. Gli sprite di Guile, Ryu, Ken e soci invece erano sul pallido andante, le collisioni casuali, il parallasse non pervenuto così come le animazioni della folla. La leggenda narra che gli sviluppatori di U.S. Gold furono costretti a scattare una quantità industriale di fotografie ai personaggi del coin-op, per poi scannerizzarle e usarle come base per la loro conversione: Capcom, infatti, non diede loro il codice sorgente del gioco…
Van Damme e Street Fighter II
Il successo planetario di Street Fighter II si tradusse nel 1994 in un adattamento cinematografico con protagonista nientepopodimeno che il dio delle arti marziali Jean-Claude Van Damme nel ruolo di Guile, Raul Julia in quello di Bison e Kylie Minogue nella parte di Cammy. Sulla bontà della pellicola è meglio soprassedere, idem sulle qualità della conversione che venne proposta in una duplice versione l’anno successivo (cabinato e porting per PlayStation e Sega Saturn).
Le due versioni di Street Fighter II – The Movie differivano non solo per la qualità grafica (lottatori e sfondi erano stati digitalizzati à la Mortal Kombat ma il risultato non fu altrettanto apprezzabile) ma anche per il gameplay. Da un videogioco che “si basava su un film basato a sua volta su un videogioco” non era lecito aspettarsi un gameplay particolarmente innovativo o raffinato: la versione casalinga per PlayStation e Sega Saturn era qualcosa di indicente e neanche la modalità principale “Movie Battle” riuscì a risollevare una produzione tra le peggiori mai realizzate dalla stessa Capcom (il coin-op, invece, ottenne un discreto successo in Giappone).
Nintendo 64, una console con alcuni dei titoli più trash della storia
Sulla scia del successo mondiale di Super Mario 64 spuntarono come funghi decine di cloni. Tra una pletora di titoli da dimenticare, la palma di peggiore se l’aggiudicò a mani basse Bubsy 3D, un gioco pubblicato per PlayStation nel 1996. Bubsy, gattone mascotte di Accolade, aveva già fatto un paio di apparizioni poco esaltanti come platform 2D all’inizio degli anni Novanta su Super Nintendo e Sega MegaDrive: il passaggio alle tre dimensioni si rivelò apocalittico e i programmatori riuscirono a realizzare 16 livelli tremendi impreziositi da un sistema di controllo semplicemente abominevole.
Tra i giochi più brutti di sempre, una menzione speciale la merita Superman 64, giocone realizzato da Titus Software uscito nel 1999 in esclusiva per la console di casa Nintendo (la versione PlayStation non venne mai pubblicata ufficialmente). Sublimato da una grafica orripilante, il gameplay proponeva il buon Kal-El impegnato a liberare la sua amata Lois Lane dall’ennesimo piano diabolico organizzato dal solito Lex Luthor. Controllare Superman in volo si rivelò un’impresa degna di un supereroe: purtroppo, il figlio di Jor-El si trovava a lottare contro un sistema di controllo “rotto” e una visuale che ostruiva spesso i suoi movimenti. Semplicemente da dimenticare…
Carmageddon 64 ma senza Iron Maiden
Un serio contendente al titolo al “peggiore di tutti i tempi” è Carmageddon 64, un’altra conversione per Nintendo 64 realizzata dalla solita Titus Software (oltre al sopracitato Superman 64 ci ha regalato anche Xena: Warrior Princess: The Talisman of Fate ed Hercules: The Legendary Journeys). Carmageddon 2: Carpocalypse Now era il sequel del brutale gioco sviluppato da Stainless Games e pubblicato da Interplay per PC nel 1998. Carmageddon era chiaramente ispirato al film Deathrace 2000 e proponeva sullo schermo una carneficina e una violenza mai sperimentata in precedenza. Il giocatore per vincere era chiamato a distruggere le macchine avversarie e a uccidere i pedoni che vagavano per le strade di una metropoli tridimensionale.
In molti paesi Carmageddon venne vietato, in altri venne censurato con robot e zombie al posto dei pedoni e un liquido verde (o nero) in sostituzione del sangue. Polemiche, interrogazioni parlamentari e censure di ogni tipo non fecero altro che aumentarne la popolarità e le conversioni. Il porting per N64 si rivelò una schifezza senza precedenti: i pedoni erano stati sostituiti con zombie che spruzzavano macchie verdi e scomparivano in un nanosecondo dopo essere stati investiti, le texture erano semplicemente atroci così come il framerate (si andava al rallentatore in certi frangenti), la visuale di gioco e il sistema di controllo dell’auto. E, dulcis in fundo, la colonna sonora firmata dagli Iron Maiden era stata sostituita da una serie di tracce techno. Decenni più tardi è uscito anche un nuovo titolo, e ve ne abbiamo parlato nella nostra recensione di Carmageddon Max Damage.
Van Damme peggio di Spawn?
Spawn the Eternal è considerato uno dei peggiori giochi mai apparsi sul pianeta PlayStation. La cosa assurda è che il titolo fu prodotto da Sony Interactive Studios America, non da un team di terze parti. Il comparto grafico era atroce (muri e pareti scomparivano a sorpresa) mentre pop-up e bug vari accompagnavano il buon Spawn nei suoi combattimenti rovinati da una telecamera che si muoveva troppo lentamente e da un’IA priva di neuroni.
In termini supereroistici, la prestazione mediocre dell’anti-eroe creato da Todd McFarlane fu eguagliata dalla coppia Batman & Robin, protagonista di un adattamento cinematografico tra i peggiori dedicati ai personaggi della DC Comics. Per carità, qualcosa di buono nel gioco su licenza di Acclaim c’era: fu il primo titolo con protagonista il Cavaliere Oscuro ad offrire una Gotham City esplorabile: purtroppo, le location erano più o meno tutte uguali, le missioni troppo simili tra loro e il sistema di controllo non funzionava benissimo. Da vedere non era affatto male, molto meglio del sopracitato Spawn. Jean-Claude Van Damme fu uno dei protagonisti assoluti degli anni Novanta: Timecop – Indagine dal futuro (1994) divenne una delle pellicole più apprezzate dell’attore/lottatore belga. Pesantemente ispirato alla trama di Terminator, questo cult fantascientifico sembra il soggetto ideale per una trasposizione videoludica: Cryo Interactive venne incaricata del compito e nel 1995 arrivò nei negozi un gioco d’azione a scorrimento laterale per Super Nintendo, con attori digitalizzati (compreso Jean-Claude), una quindicina di livelli e tanti combattimenti (inframezzati da sezioni alla guida di qualche veicolo). Bella l’idea, pessima la realizzazione: le digitalizzazioni dei personaggi erano terribili, i combattimenti ancor di più, il design dei livelli – ci ripetiamo – terribile. Per gli amanti delle pellicole cinematografiche segnaliamo anche Wayne’s World, Beverly Hills Cop e The Crow: City of Angels e due gemme con protagonista la Quercia austriaca come Terminator 2: Judgment Day – Chess Wars e la conversione di Last Action Hero.
La rivoluzione CD-Rom
Cambiando completamente genere, il nome Night Trap viene associato spesso all’esplosione dei CD-Rom che all’inizio degli anni Novanta iniziarono a soppiantare i vecchi dischetti bulk. La produzione di Digital Pictures per Sega Mega CD non era altro che un film interattivo con sequenze filmate (full-motion video) che metteva il giocatore nei panni di un “guardone” che doveva proteggere un gruppo di ragazze adolescenti da un manipolo di vampiri in una casa misteriosa.

Una trama degna di un b-movie, un umorismo tagliente e un cast di sconosciuti impreziosito dalla presenza di Dana Plato, attrice scomparsa nel 1999 e famosa all’epoca per il ruolo di Kimberly Drummond nella serie televisiva “Il mio amico Arnold” non salvarono Night Trap dall’oblio: nel dicembre del 1993 Sega fu costretta a ritirare tutte le copie del gioco dagli scaffali dei principali negozi degli Stati Uniti e a cessarne la produzione nel 1994. La parodia melodrammatica sui vampiri proposta da Digital Pictures non fu particolarmente apprezzata da alcune associazioni e persino dalla commissione del Senato degli Stati Uniti che ne chiesero l’immediato ritiro del mercato. Passata la tempesta mediatica, il gioco fu convertito su 3DO, Sega 32X , PC e Mac e Mac OS con una cover nuova di zecca.
Le produzioni Nintendo di Philips Interactive Media
La crescente popolarità del CD-Rom fu apprezzata soprattutto dalle software house che potevano finalmente contare su un supporto fisico molto più economico e capiente rispetto alle solite cartucce. La stessa Nintendo ne intuì le potenzialità e dopo qualche abboccamento con Sony (il prototipo creato venne messo all’asta 3 anni fa per la cifra record di 360.000 dollari!) si affidò a Philips per creare un lettore da attaccare al Super Nintendo. La collaborazione naufragò dopo breve tempo e le due parti si separano: Philips lanciò il suo CD-i e ottenne come risarcimento la possibilità di utilizzare alcuni personaggi Nintendo per sviluppare una serie di titoli interattivi.
Animation Magic realizzò per Philips Interactive Media i leggendari Hotel Mario, Link: The Faces of Evil, Zelda: The Wand of Gamelon e Zelda’s Adventure (Super Mario’s Wacky Worlds era in lavorazione ma fu successivamente cancellato). Tutti giochi caratterizzati da un gameplay banalotto e ripetitivo, un sistema di controllo impreciso e cutscene in full motion video di scarsa qualità. Il nuovo formato portò in dote anche una quantità industriale di titoli interattivi come Plumbers Don’t Wear Ties di United Pixtures, una commedia romantica che si rivelò un fallimento totale (la storia venne ritenuta offensiva dal pubblico femminile). Insomma, questi sono alcuni dei videogiochi più brutti della storia che hanno segnato per sempre il mondo videoludico: peggio di così è difficile fare…
Giochi trash, il peggio del peggio: negli anni ’80 e ’90 erano tantissimi!